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10 Gennaio 2023

Intervista a Piergiorgio Nicolazzini (Piergiorgio Nicolazzini Literary Agency)

Autore: Katherine Gregor, literary translator from Italian and French

Intervista a Piergiorgio Nicolazzini (Piergiorgio Nicolazzini Literary Agency)

Piergiorgio, potresti dirci da dove vieni, ecc.?

Nato sul Lago d’Orta, come Gianni Rodari, vivo e lavoro a Milano. Ho studiato all’Università di Pavia nel periodo di grande fervore degli studi narratologici (Maria Corti, Cesare Segre, fra gli altri) e mi sono laureato in lingue e letterature straniere con una tesi sulle distopie americane del secondo Novecento. In seguito, ho lavorato come editor freelance e in-house, occupandomi soprattutto di narrativa letteraria, spesso di genere, ma sempre con uno spiccato interesse per le tendenze più innovative, soprattutto in ambito anglosassone. Inoltre, ho sviluppato progetti editoriali nel campo della creative writing.

 

Raccontaci il tuo percorso e come sei diventato un agente letterario.

Lavorando in editoria, ho maturato la convinzione che il ruolo più efficace per rappresentare e valorizzare il lavoro di un autore in tutte le sue fasi e offrire le migliori opportunità di successo è quello dell’agente letterario. E nel 2000 è stata la mia scelta professionale, un’attività che mi appassiona oggi come allora. Partita con pochi clienti, ora Piergiorgio Nicolazzini Literary Agency (PNLA) ne rappresenta quasi 200 italiani e altrettanti stranieri. Vende diritti a tutti i più importanti editori italiani e negozia traduzioni in oltre 40 paesi del mondo. E più recentemente tratta con successo trasposizioni cinema e TV con case di produzione italiane e straniere.

 

Nel tuo lavoro, cosa porta più soddisfazione? Cosa crea difficoltà?

Negoziare un buon contratto e trovare l’editore migliore per un libro. Perché è il primo passo fondamentale per garantire a un autore le migliori opportunità di successo, ciò che permette di “cambiare le cose”, che è poi la motivazione fondamentale del mio lavoro, come esprime chiaramente la parola “agente”.

I meccanismi relativi alla pubblicazione, comunicazione e vendita di un libro sono oggi sempre più complicati, con molte variabili che spesso sfuggono al controllo e possono determinare un esito diverso da quello sperato, e questo crea indubbie difficoltà.

 

Hai notato cambiamenti sul campo della traduzione di libri italiani verso altre lingue a causa della pandemia? Intendo in termini di numeri ma anche di generi? 

Nelle fasi più critiche della pandemia si è verificata per noi una contrazione nel numero di titoli venduti all’estero, dovuta essenzialmente a due fattori: la difficoltà negli scambi e nei negoziati e una generale incertezza da parte delle case editrici straniere verso i titoli in traduzione. Cioè meno acquisizioni, minore disponibilità a valutare e a rischiare. Ora sicuramente il peggio è passato e stiamo riscontrando un rinnovato interesse per generi molto diversi, compresi anche i romanzi più letterari.

 

Nella tua esperienza, a quali paesi risulta più facile/difficile vendere i diritti di traduzione per i tuoi autori? Ci sono generi che vendono più di altri?

Per questioni di affinità e prossimità, solitamente Francia e Germania, seguite da Spagna e Olanda, sono i paesi dove è più comune intercettare l’interesse degli editori, ma ogni libro ha una storia a sé ed è sempre necessario elaborare strategie chiare e attente. Anzi è capitato di recente che un titolo sia stato venduto in Polonia, Turchia o Brasile prima che altrove, un segnale incoraggiante. Per quanto riguarda i generi, abbiamo sicuramente avuto molta fortuna con il thriller: a cominciare da Giorgio Faletti (Io uccido è stato un successo mondiale) e Luca D’Andrea (tradotto in 40 paesi), fino al caso più recente di Oriana Ramunno con Il bambino che disegnava le ombre, che è uscito o uscirà in molti paesi, tra cui US, UK e Canada. Ma altrettanta fortuna hanno avuto titoli letterari, tra cui Resto qui di Marco Balzano, venduto in più di 30 paesi e bestseller assoluto in Germania per mesi. Senza dimenticare i classici moderni, come L’arte della gioia di Goliarda Sapienza, ormai venduto in tutto il mondo.

 

Sappiamo che complessivamente il mondo anglofono pubblica una proporzione piccolissima di traduzioni, e che i libri italiano ne sono una piccolissima componente.  Come te lo spieghi?

Da sempre il mondo anglofono è dominante dal punto di vista dei numeri, come lo è la lingua inglese, diffusa in tutto il mondo. Ciò alimenta un mercato quasi del tutto autosufficiente nel quale gli editori hanno scarse motivazioni per investire in traduzioni da altre lingue. Ovviamente vi sono sempre state coraggiose e illuminanti eccezioni, soprattutto verso i libri più letterari, ma oggi devo dire che molti segnali indicano una netta inversione di tendenza, soprattutto tra le case editrici indipendenti, più sensibili a culture diverse e quindi all’acquisizione di diritti internazionali.

 

Secondo te, come si potrebbe motivare le case editrici anglofone, e in particolare quelle britanniche, a pubblicare più traduzioni dall’italiano? Ci sono modi in cui l’editoria italiana potrebbe aiutare?

Sicuramente in questi ultimi anni le istituzioni hanno cercato di agevolare il mercato del libro italiano all’estero attraverso lo stanziamento di fondi contributi alla traduzione. Di recente anche le agenzie letterarie possono svolgere un ruolo attivo in queste iniziative di sostegno alla traduzione. Nella nostra esperienza però sappiamo che il modo migliore per negoziare i diritti è attraverso il confronto diretto con le varie realtà editoriali, britanniche e non solo. Quindi il nostro sforzo non è solo quello di individuare nuovi editori, ma di cogliere all’interno delle case editrici nuovi segnali di interesse e coltivare interlocutori più aperti e sensibili, per alimentarli con proposte mirate e pertinenti. Un ottimo banco di prova sarà certamente la Fiera di Francoforte del 2024, dove l’Italia sarà ospite d’onore. Se l’editoria italiana si impegnerà con tutte le proprie risorse in sinergia con le agenzie letterarie, da sempre in prima linea, sarà sicuramente un successo.

 

Finalmente, per chiudere, avresti qualche previsione sul mercato delle traduzioni? 

Sono estremamente fiducioso, l’interesse è nuovamente in crescita su molti fronti, dalla narrativa letteraria e di genere al memoir, dalla saggistica e dalla varia ai libri per ragazzi. Sicuramente, dopo alcune timide ripartenze negli scorsi mesi, abbiamo finalmente percepito un forte entusiasmo durante l’ultima Fiera di Francoforte. Nonostante le difficoltà, da parte di tutti c’era la voglia di sedersi a un tavolo e parlare di libri. E nel mio caso anche il gusto ritrovato di percorrere in lungo e in largo i padiglioni degli espositori e osservare dal vivo le novità, come non accadeva da tempo. Questo non può che essere un ottimo segnale per il futuro.

Intervista a Piergiorgio Nicolazzini (Piergiorgio Nicolazzini Literary Agency)
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