interviste
10 Aprile 2025

Intervista a Anna Grazia D’Oria e Agnese Manni (casa editrice Manni)

Autore: Laura Pugno

Intervista a Anna Grazia D’Oria e Agnese Manni (casa editrice Manni)

Come raccontereste l’identità della casa editrice Manni ai lettori e alle lettrici di newitalianbooks all’estero?

 

Anna Grazia D’Oria

L’impegno/passione a lavorare nella cultura c’è stato da sempre, per me e Piero Manni, dopo il Sessantotto e gli anni della politica militante, come insegnanti, collaboratori di quotidiani e riviste e per Piero anche con un piccolo editore salentino. Poi la svolta, nel 1984, quando demmo vita, con sede nella nostra abitazione, alla rivista “l’immaginazione” e subito a seguire con la pubblicazione del primo libro di versi, Segni di poesia lingua di pace, con testi inediti di venti autori molto noti nel panorama nazionale, tra cui Giorgio Caproni, Biancamaria Frabotta, Mario Luzi, Luigi Malerba, Elio Pagliarani, Amelia Rosselli, Edoardo Sanguineti, Paolo Volponi, Andrea Zanzotto.

Dopo pochi fascicoli della rivista abbastanza ancorati al territorio, un lungo discorso con Franco Fortini decise la nostra scelta di liberare dal recinto la scolopendra del quadro di Klee raffigurata nella testata, con la volontà di dare, a questo animale di terra, la possibilità di camminare oltre i suoi confini. E da subito ci fu un fascicolo della rivista dedicato ad Aldo Palazzeschi che ebbe riscontri nelle pagine culturali nazionali, e per la casa editrice da subito ci furono accanto intellettuali di primo piano con i loro consigli e i loro titoli in catalogo.

“Piccolo è bello”, si scrisse allora sulla stampa a proposito della nostra iniziativa, ma grandi erano i problemi legati alla diffusione e alle relazioni, lavorando a Lecce, nella sede periferica di un Salento che era ben lontano dall’essere una apprezzata meta turistica.

Abbiamo provato a superare quelle difficoltà, rimanendo con i piedi ben piantati nel territorio e lo sguardo verso orizzonti più ampi.

Dal 2003 la sede della casa editrice è in un ex tabacchificio a San Cesario, alle porte di Lecce, (con una piccola propaggine a Milano), ha oltre 2000 titoli in catalogo, una produzione sempre attenta alla poesia e alla narrativa, con uno scaffale rilevante di saggistica d’inchiesta, e di letteratura per bambini legata ai temi sociali; ha avuto premi importanti (ricordo la Cinquina dello Strega, nel 2017, con Un’educazione milanese di Alberto Rollo).

Di fondo, come scriveva Piero Manni nel 2014 ripubblicando Segni di poesia lingua di pace, 40 anni fa e ancora oggi c’è “una fiducia grande nella forza delle idee e delle parole”.

 

Quali sono le sue caratteristiche e i suoi punti di forza?

 

Agnese Manni

Per me c’è un tema chiave nella storia e nel catalogo di Manni, che è quello della militanza, dell’impegno civile. La casa editrice nasce legata al Gruppo 63, quindi all’idea che la letteratura possa intervenire nella società civile, portare un contributo in termini di dibattito e azione. Questo è il leit motiv che continua a informare le nostre scelte, che si tratti di poesia e fiction, o di reportage sull’attualità, di libri sulla Resistenza spiegata ai ragazzi o di titoli sulle questioni di genere.

Credo che il punto di forza – almeno di una parte del catalogo, ma certo una parte molto caratterizzante – sia quello di provare a indagare nelle situazioni di fragilità, di avere uno sguardo politico su quello che ci circonda. Mi piace citare a questo punto un’uscita di marzo 2025, Poveri homini di Luigi Malerba, una sceneggiatura che si basa sul diario di un parroco di campagna del Cinquecento, che è un documento eccezionale di storia dal basso; scrive Gino Ruozzi nell’Introduzione che quel “poveri” è per Malerba “un progetto letterario, culturale, materiale, imprenditoriale. È l’indicazione di una parte sociale con cui affermare e condividere un processo di emancipazione”. Io penso che anche per Manni sia quello il progetto verso cui tendere.

E poi, un altro punto di forza è oramai l’età: un’ampiezza e profondità di catalogo, e attività legate alla casa editrice che nel maggio del 2022 hanno anche portato a un riconoscimento importante, e l’Archivio e la Biblioteca della casa editrice Manni (insieme a quelli personali dei fondatori) hanno ricevuto la “Dichiarazione del Ministero della Cultura di interesse storico particolarmente importante”; per cui tre università italiane stanno lavorando alla catalogazione e digitalizzazione di tutto questo materiale.

 

Quali scommesse, letterarie e non, hanno funzionato meglio in Italia ed eventualmente in altri Paesi e a vostro avviso, perché?

 

Agnese Manni

Sul mercato nazionale, tra i nostri best-seller ci sono le poesie della Merini, e anche la sua biografia scritta dalla figlia Emanuela Carniti; ci sono i libri sulla Resistenza raccontata ai ragazzi di Tina Anselmi e Lidia Menapace; Il bambino che non voleva andare a scuola di Ugo Foà, libro per ragazzi sulle leggi razziali fasciste; Che dice la pioggerellina di marzo, che raccoglie le poesie dei libri di scuola degli anni Cinquanta; Insegnare la letteratura oggi di Romano Luperini, sulla teoria e la didattica della letteratura; Un’educazione milanese di Alberto Rollo, scrittura di self exploring; c’è Mafie del mio Stivale di Enzo Ciconte, sulla storia della criminalità organizzata; Andreotti Il papa nero, antibiografia del politico italiano scritta da Michele Gambino; L’armonia delle donne di Trotula de’ Ruggiero, medica che nel Medioevo fondò la medicina di genere; Manualetto del candidato di Cicerone, uno scritto che su come vincere le elezioni che sembra parlare della politica, italiana e non, di oggigiorno.

All’estero hanno funzionato titoli che trovo molto costitutivi della nostra identità: quelli di Edoardo Sanguineti, la storia del “manifesto” di Valentino Parlato, il bellissimo romanzo di Marosia Castaldi La fame delle donne, Mio figlio in rosa di Camilla Vivian sulle giovani persone transgender.

Credo che ognuno di questi libri abbia intercettato un’esigenza specifica, un pubblico che lo aspettava – ed è poi questa la scommessa di ogni editore: riuscire a raccontare qualcosa che non è ancora stato raccontato, o non è stato raccontato in quel modo.

Intervista a Anna Grazia D’Oria e Agnese Manni (casa editrice Manni)
treccani

Registrati al portale Treccani

Per essere sempre aggiornato sulle novità di newitalianbooks